1 – Grom è il nome di una catena di gelaterie, creata nel maggio 2003 da due trentenni di Torino, Federico Grom e Guido Martinetti.
2 – I due fondatori hanno aperto la prima gelateria con un capitale di 65.000 euro e coperto i costi operativi della fase di start up con un prestito bancario di altri 100.000 euro, da restituire in 5 anni.
3 – Nel 2009 Grom ha fatturato 16 milioni di euro e nel 2014 il fatturato è arrivato a 30 milioni di euro.
4 – Le gelaterie italiane sono 57, quasi tutte al centro-nord. La più meridionale è quella di Roma. Le gelaterie estere sono 7: Dubai, Giacarta, Hollywood, Malibu New York, Osaka, Parigi.
5 – I dipendenti dell’azienda sono 650. In ogni gelateria lavorano in media 8,5 persone.
6 – A ottobre 2015 l’azienda è stata acquisita dalla multinazionale anglo-olandese Unilever (48 miliardi di fatturato e 172 mila dipendenti – dati 2014) già proprietaria del brand Algida. La gestione operativa rimane ai due fondatori. La parte economica dell’accordo non è stata divulgata.
7 – Il gelato di Grom non è esattamente artigianale, almeno nel senso comune della definizione. La produzione è centralizzata in un unico grande stabilimento piemontese dove vengono creati i semilavorati. La miscela ottenuta viene pastorizzata, congelata e quindi distribuita nei vari punti vendita. Qui vengono aggiunti ulteriori ingredienti, quindi viene mantecata a mano e servita sul cono. L’azienda in seguito a un esposto del Codacons non definisce più come “artigianale” il proprio gelato ma usa in comunicazione la definizione “il gelato come una volta”.
8 – Grom dichiara che nei suoi gelati non ci sono coloranti, conservanti e emulsionanti. Il gelato viene prodotto usando ingredienti stagionali, acqua di montagna, uova biologiche ed altri prodotti, quasi tutti provenienti dalle fattorie biologiche di proprietà, localizzate nella provincia di Asti. In realtà il gelato di Grom contiene l’E410, ovvero la farina di semi di carrube, un additivo addensante utilizzata anche nelle gelaterie artigianali.
9 – Il gelato Grom risulta duro, granuloso, con presenza di cristalli di ghiaccio, poco spatolabile. Questo difetto di presentazione viene risolto dall’azienda ricorrendo all’uso del pozzetto invece che delle classiche vaschette.
10 – La scelta di non usare emulsionanti comporta per il personale al banco un notevole lavoro di spatolatura, che diventa una vera e propria mantecatura finale. In questo modo il gelato si ammorbidisce e può essere posizionato sul cono.
11 – Questo extra-lavoro allunga di molto il tempo di esecuzione dell’ordine del cliente, causando nelle ore di punta delle file di avventori fuori dai negozi. File che vengono interpretate dai passanti come segno del successo di pubblico della gelateria.
12 – La grande abilità dell’azienda non è quindi da ricercare nella qualità del gelato che produce ma nella strategia di marketing, che ha sempre presentato ogni difetto del prodotto e della lavorazione come testimonianza della sua natura artigianale, trasformando i punti di debolezza in punti di forza, ben recepiti ed apprezzati dal pubblico a cui si rivolge.
Per avere maggiori informazioni sul nostro corso per diventare un gelataio di qualità CLICCA QUI.
Fonti: