Oggi accettiamo come normali cose che fino a vent’anni fa sarebbero state giudicate come estremamente eccentriche, per usare un eufemismo. Ma se le foto di gatti che fanno cose buffe, gli autoscatti con espressioni facciali artefatte e le foto dei propri piedi possono essere in qualche modo spiegabili, le foto ossessive di cibi che si stanno per mangiare lasciano sgomenti.
Ok, scattare una foto a un cibo particolare servito in modo particolare in un ristorante particolare può anche starci, ogni tanto, ma postare le foto di ogni pasto, ogni panino di fast food e ogni pacchetto di patatine che si sta per consumare è sicuramente materia per psicanalisti specializzati nella cura dei disturbi ossessivo-compulsivi.
Tra le principali responsabili della diffusione di questa moda si possono annoverare le tante Insta-celebrities che da qualche anno si esibiscono tramite il social network per il loro pubblico composto equamente da followers e haters. Ragazze di bella presenza che pur essendo secche come chiodi, con ossa del bacino e costole in evidenza e cosce simili a manici di scopa, dimostrano che le loro abitudini alimentari sono davvero completamente normali postando a più riprese foto ai piatti che gli hanno servito al ristorante. Testimonial contro l’anoressia che producono però un pericoloso effetto collarerale, il foodstagramming appunto.
Un locale di Dublino a un paio d’anni ha esposto un cartello, l’invito è esplicito: No Instagramming. Just Eat. Altri locali in giro per l’Italia e l’Europa invece hanno allestito dei piccoli set fotografici con luci e scenografie ad hoc per essere sicuri che le foto che i clienti fanno ai piatti vengano fuori nel modo migliore, facendo pubblicità al ristorante, s’intende.
D’accordo con eminenti scienziati cognitivi canadesi, semiologi svizzeri e massaie pugliesi ecco una lista dei momenti in cui è possibile scattare foto al proprio cibo senza rischiare di essere etichettati come maniaci irrecuperabili del foodstagram.
1 – Quando si ha davanti un cibo impiattato in modo creativo (un omaggio al food visualizer o al creative dishing artist o a come cavolo si chiamano).
2 – Quando il cibo che ci hanno servito è la dimostrazione della cultura di un popolo (da fare solo in viaggio).
3 – Quando la foto sarà sicuramente il prezioso ricordo di un’emozione unica (tipo la lasagna della nonna che ha l’artrite galoppante ed è sicuramente l’ultima volta che si cimenta ai fornelli).
4 – Quando ci hanno servito del cibo talmente esagerato – tipo hamburger a tre piani con terrazzo e ascensore – che è giusto che il mondo sappia (vedi anche #foodporn).
In tutti gli altri casi è meglio astenersi, con la sicurezza che i vostri amici su Facebook e Instagram vi saranno immensamente grati per quei due minuti di silenzio che gli avrete regalato.