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Cucina Healthy: il trend del cibo sano che spopola

24 Ottobre 2022
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Le ricette light che non rinunciano al gusto impazzano sul web, i ristoranti fondati sul legame tra cibo e salute si moltiplicano: tofu, hummus e pokè non sono più un’ultima creazione; da un po’ di tempo si può intuire che la cucina Healthy non è una moda passeggera, ma un trend scalabile e in costante crescita.
Quando si parla di cucina Healthy, spesso, si tende a pensare ad una cucina povera di ingredienti e spesso molto lontana dalla tradizione.
Associandola alla cucina italiana, infatti, si potrebbe arrivare a concepire questa tendenza al salutare come una grande limitazione nell’uso dei condimenti e delle golose pietanze tipiche del territorio.
Basti pensare all’olio, al burro, a formaggi e affettati, figli delle tradizioni regionali…
Il punto da tenere a mente, però, è che, se integrata in modo funzionale, la cucina Healthy non rappresenta un pericolo per il gusto: la tendenza nasce infatti come una risposta alla sempre crescente richiesta di ricette tradizionali e gustose semplicemente rivisitate in chiave salutare, abbattendo il valore dei nutrimenti considerati meno benefici per l’organismo.

Non si tratta di procedere per privazione, ma secondo educazione. Sembra incredibile ma è possibile realizzare una Carbonara con meno calorie e più fibre di 100 g di riso in bianco condito con un cucchiaio di olio, senza rinunciare alla pasta, al guanciale, al tuorlo e al pecorino romano; la cotoletta fritta potrebbe avere meno grassi e più fibre di una mozzarella da 125 g e il tiramisù con mascarpone meno zuccheri e più fibre di una mela!
Per ogni prelibatezza esiste un’alternativa innovativa e salutare, che acquista di creatività e non perde di squisitezza.

La dieta universale e varia di Eat- Lancet che rispetta l’impatto con l’ambiente e la sostenibilità Il termine Healthy non si limita più alla salubrità del prodotto finito, ma si estende fino a comprendere una visione complessiva: tiene in considerazione l’insieme delle attività necessarie a portare un prodotto in tavola, facendo attenzione alla sua correlazione con l’ambiente circostante e il suo impatto.
Una dieta sostenibile è quindi un modello alimentare a basso impatto ambientale.

Quando si parla d’impatto ambientale delle produzioni alimentari si deve tenere in considerazione tutto il ciclo di vita: dalla coltivazione, alla raccolta, alla trasformazione, all’imballaggio, fino allo smaltimento finale del prodotto.

Per comprendere al meglio il modello della dieta sostenibile, la Commissione di Eat-Lancet, composta da 37 scienziati provenienti da 16 Paesi, ha ideato la dieta universale che permetterebbe di nutrire dieci miliardi di persone in modo sano ma anche sostenibile per la Terra.
La realtà attuale vede, infatti, da una parte due miliardi di persone malnutrite e poco meno di un miliardo di persone che soffrono la fame a fronte di due miliardi di due miliardi persone obese o in sovrappeso; dall’altra un sistema di produzione e consumo alimentare globale causa di gran parte delle emissioni di gas serra in atmosfera e consumo di acqua e di suolo, che va ripensato.

Il modello considerato vede come riferimento di partenza la dieta mediterranea, con una riduzione però delle uova, di prodotti caseari, di carne e quasi del tutto senza zucchero.

Olio di palma: è davvero così pericoloso?

I primi sospetti che l’olio di palma potesse essere poco salutare hanno preso piede qualche anno fa, soprattutto in Francia, ma in breve si sono diffusi anche in Italia.
Dipinto molto spesso come il responsabile di ogni male e portatore delle conseguenze più nefaste, l’olio di palma è oggetto di dibattito da anni.
Estratto dai frutti dell’albero della palma, a temperatura ambiente è solido, proprio come il burro e lo strutto: questo lo rende facile da trasportare e lavorare, oltre che molto adatto per certe particolari produzioni alimentari, come pasta frolla, biscotti e in generale pasticceria secca. L’olio di palma,
inoltre, al naturale sarebbe di color arancione, ma di solito subisce un processo di raffinazione. Caratteristica che lo contraddistingue è la presenza di una percentuale alta di acidi grassi saturi, noti per essere dannosi per la salute in quanto aumentano il colesterolo “cattivo”.

Ma questo rende davvero così pericoloso l’olio di palma?

Come dichiarato dall’Istituto Superiore della Sanità, secondo cui nessun alimento o ingrediente è definibile come “tossico” di per sé, l’olio di palma non è dannoso per la salute.
È importante non eccedere nel consumo di alimenti ricchi di grassi saturi, ma non esistono controindicazioni al consumo di olio di palma in particolare.
I nutrizionisti, infatti, raccomandano di assumere grassi equivalenti al 30% dell’energia giornaliera, e precisamente il 20% da grassi insaturi e il 10% da grassi saturi che sono contenuti in tutti gli alimenti di origine animale che consumiamo ogni giorno, dal latte alla carne, dai formaggi alle uova, e come nella maggior parte delle questioni relative all’alimentazione, non si tratta di evitarli completamente.
Dunque, può essere consumato con moderazione, esattamente come tutti gli altri prodotti.

Per quanto riguarda il consumo di suolo, la palma da olio ha caratteristiche migliori di altre piante.

Ogni albero, infatti, a differenza di altre piante, ha una resa considerevole e non necessita di irrigazione: la pioggia tropicale delle zone calde e umide in cui crescono è sufficiente. Infine, l’olio di palma è anche una fonte di antiossidanti e viene consigliato per prevenire la carenza di vitamina A.

Alla luce di quanto detto, l’olio di palma quindi non va demonizzato, ma considerato al pari di un ingrediente come il burro, da consumarsi quindi in giusta frequenza e quantità.

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L’eccellenza da oggi conviene di più

Grazie al Bonus Chef puoi ottenere un credito fino ad un massimo di 6.000 euro per le spese sostenute nel 2021 e 2022 per la tua formazione professionale.  

Dal 27 febbraio 2023 sarà possibile presentare domanda al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per il Bonus Chef.

CHE COS’É?

Il Bonus Chef 2023 consiste in un credito d’imposta del 40% (fino ad un massimo di 6.000 euro) riconosciuto sulle spese legate al settore della ristorazione a favore dei soggetti esercenti l’attività di cuoco professionista presso alberghi e ristoranti.

PER OTTENERE IL BONUS:

– bisogna aver sostenuto, tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022, una o più delle spese ritenute ammissibili al beneficio

– si deve essere residenti o stabiliti del territorio dello Stato;

– i soggetti richiedenti devono essere nel pieno godimento dei diritti civili.

LE SPESE AMMISSIBILI:

– Acquisto di beni strumentali durevoli (macchinari di classe energetica elevata per la conservazione, la lavorazione, la trasformazione e la cottura dei prodotti alimentari, strumenti e attrezzature professionali per la ristorazione)

– Partecipazione a corsi di aggiornamento professionale.

COME FUNZIONA IL BONUS CHEF 2023

Il credito del 40% è utilizzabile in compensazione mediante F24, che andrà presentato all’Agenzia delle Entrate. Il credito è esente da IRPEF e IRAP. 

È possibile, inoltre, la cessione del credito con il trasferimento dell’agevolazione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari. 

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