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Dolci vintage: il fascino nostalgico della pasticceria di una volta

9 Novembre 2022
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Contenuti

Gli eterni malinconici si sentiranno presi in causa in modo particolare: il vintage piace innanzitutto per via del suo tono languido, e poi perché permette alle nuove generazioni di vivere epoche e periodi storici oramai chiusi e superati. Non è una semplice “operazione macchina del tempo”: è qualcosa di più e di
diverso. È l’incantesimo della nostalgia per un passato che non si è conosciuto ma che si percepisce come più invitante rispetto al presente. Sempre più spesso, infatti, sono i più giovani a subire il fascino vintage. Lo vediamo nella moda, che non contempla più tendenze di nicchia generalmente riservate esclusivamente agli appassionati, ma idee che si propongono ad un pubblico più vasto che non si fa mancare l’ultimo modello di iPhone. Nei matrimoni, in cui ad essere maggiormente in voga sono gli stili d’ispirazione retrò come il country chic, che richiama le atmosfere gitane e hippy degli anni Settanta rivisitate in modo romantico e con un’aria fresca e delicata. In campo musicale, con la riscoperta del vinile e del CD come forma di fruizione della musica. Anche il mondo dei dolciumi e della confetteria non è stato a guardare, rivalutando e riproponendo alcuni dei dolci di una volta. 

La rotonda, dolce, profumata Filletta di Bronte

Esaltazione di fantasia, amore, pazienza: il dolce antico di Bronte celebra l’eccellenza del territorio e si tramanda di generazione in generazione. La capitale mondiale dell’oro verde, infatti, è rinomata non solo per il sempre più ricercato e costoso pistacchio, ma anche per alcuni dolci tradizionali e gustosissimi, come la filletta.
Questo dolce antichissimo dalla caratteristica forma rotonda vede il rispolvero di una ricetta genuina realizzata grazie a semplici ingredienti: farina, zucchero, uova e pistacchi.
Rigidamente segrete invece, sono le proporzioni. La preparazione richiede molta perizia e nessuna distrazione in quanto ogni filletta viene cotta singolarmente in una padella di rame unta di burro, posta ad una distanza di circa quindi centimetri su un braciere pieno di cenere calda. Viene, poi, coperta da un coperchio su cui è posta altra brace ardente. Questa tecnica perfezionata nel corso di lunghissimi anni, probabilmente da donne votate ai pazienti lavori femminili ed alla preghiera, permette la preparazione di un dolce soffice, gustoso, dal colore caldo e perfetto.

Dolci vintage: il Certosino della città dai tetti rossi

Che a Bologna si mangi tanto e bene non è un segreto e anche se è più facile pensare a tortellini, panini con la mortazza e lasagne, non significa che non esistano tradizioni dolciarie. Fonte di orgoglio
per la Bologna dolce è senza dubbio il Certosino o Panspeziale, dolce di origine medievale a base di frutta candita, mandorle, pinoli e cioccolato fondente. In principio erano i farmacisti (o speziali) a produrre il dolce, per poi essere sostituiti dai frati certosini da cui il nome.

La purezza in un dolce, il Biancomangiare siciliano

Giuseppe Tomasi di Lampedusa lo cita nel suo capolavoro il Gattopardo, quando il Principe Fabrizio, nel celebre ballo, si siede al tavolo per dialogare con gli amici e contemporaneamente gustare
“u iancumanciari”, evidentemente molto diffuso persino nelle case nobiliari siciliane. Dolce di origine povera e casalinga, davvero semplicissimo e che si prepara in pochi minuti, inizialmente si usava come crema o gelatina per arricchire carni di pollo o di tacchino, poi, a partire dal Seicento, il “biancomangiare” cominciò a trasformarsi fino a diventare il dolce al cucchiaio di oggi. Si presenta come una sorta di budino dal colore bianco e dal delicato aroma di cannella: viene preparato con materie prime candide
come il latte vaccino e l’amido per dolci, cui, a seconda della zona, vengono aggiunti altri ingredienti.
Tra le varianti del biancomangiare merita una menzione particolare la ricetta di Modica, che, sostituendo il latte vaccino con il latte di mandorle, ha dato origine al rinfrescante gelo di mandorle.

Il dolcetto di pasta frolla che fa litigare la Liguria

Ha la forma di un fiorellino e si può realizzare con gustosi ripieni variabili. Solitamente farcito con confettura di albicocche, esiste anche in versione al cioccolato o alla crema. Il guscio esterno è uno
scrigno di pasta frolla burrosa che profuma di scorza di limone con l’immancabile spolverizzata finale di zucchero a velo che lo rende dolcissimo. A seconda della zona cambia nome: gobeletto, cobeletto, cumeletto, cubeletto, e le città liguri se ne contendono la paternità, anche se, recentemente, è stata ufficializzata la sua reale origine, che trova sede nella città di Rapallo.

Intimamente legati a ciò che siamo e che abbiamo vissuto, certi dolci non tramontano mai e danno sempre la soddisfazione della prima volta, e chi non li ha mai sperimentati dovrebbe farsi dare in
tempo le ricette, per poterle appuntare e provare almeno una volta.

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L’eccellenza da oggi conviene di più

Grazie al Bonus Chef puoi ottenere un credito fino ad un massimo di 6.000 euro per le spese sostenute nel 2021 e 2022 per la tua formazione professionale.  

Dal 27 febbraio 2023 sarà possibile presentare domanda al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per il Bonus Chef.

CHE COS’É?

Il Bonus Chef 2023 consiste in un credito d’imposta del 40% (fino ad un massimo di 6.000 euro) riconosciuto sulle spese legate al settore della ristorazione a favore dei soggetti esercenti l’attività di cuoco professionista presso alberghi e ristoranti.

PER OTTENERE IL BONUS:

– bisogna aver sostenuto, tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022, una o più delle spese ritenute ammissibili al beneficio

– si deve essere residenti o stabiliti del territorio dello Stato;

– i soggetti richiedenti devono essere nel pieno godimento dei diritti civili.

LE SPESE AMMISSIBILI:

– Acquisto di beni strumentali durevoli (macchinari di classe energetica elevata per la conservazione, la lavorazione, la trasformazione e la cottura dei prodotti alimentari, strumenti e attrezzature professionali per la ristorazione)

– Partecipazione a corsi di aggiornamento professionale.

COME FUNZIONA IL BONUS CHEF 2023

Il credito del 40% è utilizzabile in compensazione mediante F24, che andrà presentato all’Agenzia delle Entrate. Il credito è esente da IRPEF e IRAP. 

È possibile, inoltre, la cessione del credito con il trasferimento dell’agevolazione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari. 

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