Il termine “kimmeridgiano” si riferisce a una formazione geologica di origine marina risalente al Giurassico superiore, ovvero circa 150 milioni di anni fa. Si tratta di terreni, che prendono il nome dalla regione di Kimmeridge nel Dorset, in Inghilterra, caratterizzati da una composizione unica di marne calcaree e fossili di natura marina, in particolare piccole conchiglie di ostriche chiamate Exogyra virgula. Ma non soltanto marini: nelle zone continentali dell’Europa settentrionale si trovano fossili di natura lagunare.
I terreni kimmeridgiani rappresentano un patrimonio geologico che offre un contributo inestimabile alla viticoltura di alta qualità. I vini prodotti in queste aree vengono, non a caso, chiamati “giurassici” e non sono solo un piacere per il palato, ma anche un esempio di come il terroir possa influenzare profondamente il carattere e l’identità di un vino. Scegliere un vino proveniente da questi suoli, significa immergersi in una storia millenaria di natura e cultura, racchiusa in ogni sorso.
Composizione e distribuzione dei terreni kimmeridgiani
I terreni kimmeridgiani sono ricchi di minerali e presentano un equilibrio tra calcare e argilla, rendendoli particolarmente fertili per la viticoltura. Questi suoli si trovano in diverse regioni vinicole di fama mondiale, concentrate principalmente in Francia, tra cui:
- Chablis, famoso per i suoi Chardonnay minerali e longevi.
- Champagne, una zona dove proprio la composizione dei terreni contribuisce alla freschezza e alla complessità degli spumanti.
- Loira, la zona del Sauvignon Blanc e del Pinot Noir.
- Borgogna, famosa per i suoi rossi corposi e i suoi bianchi complessi e di grande struttura.
Anche altre aree, come alcune regioni della Germania e dell’Italia, possono presentare terreni simili con caratteristiche analoghe.

Caratteristiche dei vini coltivati su terreni kimmeridgiani
Se è vero che il terreno prepara il vino conferendogli, a seconda della sua composizione, particolari caratteristiche percepibili e distinguibili alla degustazione, è ancor più vero che questo accada in presenza di terrreni kimmeridgiani, la cui composizione minerale si riflette direttamente nei vini, che tendono a presentare profili organolettici distintivi. Tra le principali caratteristiche troviamo:
- Mineralità marcata: i vini sviluppano note saline e pietrose, spesso descritte come “gessose” o “di selce”.
- Freschezza e acidità: questi suoli conferiscono al vino una vivacità e una tensione acida che ne migliorano la longevità.
- Aromi complessi: nei bianchi si riscontrano aromi di agrumi, frutta a polpa bianca e fiori, mentre nei rossi emergono note di frutti di bosco, spezie e sottobosco.
- Eleganza e finezza: i vini tendono ad avere un corpo medio, con una struttura elegante piuttosto che potente.
Impatti della viticoltura nei terreni kimmeridgiani
La natura drenante e povera di nutrienti di questi terreni obbliga le viti a sviluppare radici profonde per accedere alle risorse. Questo sforzo favorisce una resa contenuta e uve di alta qualità, ricche di concentrazione aromatica. Inoltre, la presenza di fossili marini contribuisce a creare un microclima unico che protegge le viti da stress termici e favorisce una maturazione lenta e uniforme.
Grazie alla loro acidità e mineralità, i vini prodotti su terreni kimmeridgiani si sposano perfettamente con piatti a base di pesce, crostacei e formaggi freschi. Ad esempio:
Lo Chablis, ad esempio, è ottimo con ostriche, tartare di pesce e sushi. Lo Champagne si sposa perfettamente con antipasti raffinati, ma anche con la tempura e i dessert poco dolci. Il Sancerre della Loira è perfetto con capesante, salmone affumicato e formaggi di capra. Provare per credere!