Come si compone l’ichijū sansai.
L’ichijū sansai si compone di riso, una zuppa, un contorno principale, due secondari (a volte anche tre o quattro) e tsukemono ovvero verdure in salamoia. Questo rappresentava il pasto quotidiano giapponese, servito su un vassoio.
Il contorno principale di solito è costituito da una pietanza tradizionale, come la seriola alla griglia con salsa teriyaki (a base di salsa di soia e mirin, un sake dolce da cucina). Oltre a questo, è possibile trovare ricette che fondono la giapponese con quella occidentale, come il tonkatsu, una spessa cotoletta di maiale o, in alcuni casi, persino l’hamburger.
La funzione di questi piatti è accompagnare al meglio il riso bianco, che è l’elemento principale del washoku e alimento cardine della dieta nipponica.
La storia e le evoluzioni dell’ichijū sansai.
Nel periodo Heian, dal 794 al 1185, pare che l’ichijū sansai venisse già raffigurato sui dipinti e all’inizio del ventesimo secolo, i giapponesi utilizzavano un piccolo vassoio individuale che conteneva un pasto.
In presenza di più ospiti, venivano distribuiti per ogni commensale un vassoio contenente due zuppe e cinque contorni.
L’ichijū sansai, durante l’epoca Heian, prevedeva il daikyō ryōri, un fastoso banchetto per gli aristocratici.
Nata inizialmente come cucina casalinga, l’ichijū sansai ha una lunga storia, che ha visto diverse evoluzioni.
Nel Medioevo, la classe dei samurai si diffuse il “honzen ryōri“, uno stile culinario che prevedeva tante portate, mentre i monaci zen svilupparono lo shōjin ryōri, un pasto vegetariano completamente privo di proteine animali.
Altre evoluzioni dell’ichijū sansai sono:
- il chakaiseki, nel periodo Momoyama: il cibo accompagna la cerimonia del tè
- il kaiseki ryōri dei guerrieri, durante il periodo Edo (1603-1868): numerose portate, durante un banchetto, che accompagnano gli alcolici.
- il tonkatsu e i korokke (crocchette), a partire dall’epoca Meiji, nate a seguito dell’influenza occidentale