Genovese di nascita, savonese di adozione. Lui è Adriano Fedi, un ingegnere con la passione e la “sana malattia” di raccontare storie. Ha da poco concluso il master in Critica Enogastronomica di Italian Food Academy ed è già occasione di brindare al suo primo traguardo: la pubblicazione di un e-book dal titolo “Penna & Calamaro, Guida gastronomico-narrativa per girovaghi golosi”, disponibile in formato kindle su Amazon.
“Penna & Calamaro” è un piacevole viaggio di storie, alla scoperta di ristoranti, trattorie, eventi culinari descritti attraverso racconti brevi e originali. L’ispirazione, penna e taccuino alla mano, è venuta in modo naturale proprio da quei locali ed eventi, posti dove la buona cucina, il buon bere e l’atmosfera si mescolano come in un gradevole impasto.
Ad animare i racconti sono personaggi di fantasia o reali, storie vere o inventate, che si susseguono offrendo anche recensioni più o meno velate dei posti descritti. Il risultato è leggero e avvincente insieme, profumato e saporito…gustoso si potrebbe dire!
In un commento su facebook a firma di Francesca Cristella, coordinatrice didattica del master IFA, si legge una bella recensione sul libro di Adriano:
“M’imbatto in sguardi che probabilmente non incontrerò più, voci e anime che si sovrappongono. Posso dirvi che ognuna di loro mi ha raccontato una storia. L’esperienza non sarà mai abbastanza, come la conoscenza e non arriverò mai al punto di dire: io l’avevo capito da prima che c’era stoffa. Ognuno di noi ha carte nascoste che mostrerà solo quando ne avrà voglia. Posso dirvi, però, che il racconto di Bao lo ricordo ancora adesso e non per averlo riletto poco fa, ma perché l’ho salvato sul pc un pomeriggio di novembre del 2018 quando il suo autore mi chiese:- riusciresti a farlo stampare? – ma certo!- risposi. Da allora Bao è con me. Nel rileggere quel racconto ripercorro via Paolo Sarpi ogni volta che mi va e non è una corsa frenetica tra le rappresentanze gastronomiche di continenti che, seppur lontani geograficamente, si ritrovano vicini di serrande, ma come una meritata sosta tra le emozioni.
Sappiate che, grazie a questo libro, percorrerete lo stivale accanto al suo autore e se un giorno vi capiterà d’imbattervi un locale narrativo da lui selezionato non vi meravigliate di rivivere una sorta di déjà vu, di riconoscere persone o di ricordare storie.
Grazie Adriano per queste tue scintille narrative”.
Abbiamo incontrato Adriano Fedi e ci siamo lasciati travolgere dalla sua energia positiva e dal suo fervente talento narrativo:
“Sono nato con tanta fame atavica in quel di Genova. Dopo una breve parentesi a latte e omogeneizzati, tra pesto, trenette e focaccia ho vissuto ventisette anni per poi spostarmi a Savona, dove ho finito l’Università, ho conseguito il dottorato e dove, oggi vivo e lavoro. Sono un ingegnere, ma di quelli a cui le penne non stanno nel taschino: per me, devono essere usate per scrivere storie, oppure, se rigate, devono finire in abbondante acqua salata e bollente.
Da bambino, condizionato da mia nonna, bella stella, che mi diceva che sarei diventato ricco, sognavo di fare l’ingegnere progettista: poi qualcosa deve essere andato storto e oggi, a quasi quarant’anni, ho sogni diversi, continui e riguardano tante altre cose”.
Com’è nata l’idea di un ebook?
Questa è una domanda-bomba. Ad essere sinceri, il motivo di fondo deriva da un grande periodo produttivo. Assieme al mio amico fraterno Matteo Bellini, abbiamo scritto diversi lavori, a nostro avviso interessanti, e stiamo aspettando responsi da parte di diverse case editrici. Solo che io (ed ecco un mio difetto ciclopico) fatico ad aspettare, mi piace cavalcare l’onda e i tempi di risposta dilatati mi fanno vacillare. Quindi, appena ho avuto pronta una produzione mia, ho deciso di provare a saltare quel passaggio e ho deciso di provare un servizio, comunque interessante e al passo coi tempi, come quello offerto da…si può dire il nome del colosso che inizia per A e finisce per mazon?
Cosa racconta Penna & Calamaro? Come lo definiresti?
Penna & Calamaro è la storia dei sentimenti che mi hanno suscitato locali ed eventi dove ho mangiato, bevuto, chiacchierato coi proprietari o coi clienti. E’ una somma non lineare di valutazioni su cucine, cantine, servizi, ma con l’aggiunta di una scintilla letteraria che mi si è accesa trascorrendo del tempo in questi posti. In sintesi, è una guida gastronomico-narrativa, dove le recensioni sono sostituite da racconti brevi originali.
Hai frequentato il master IFA in Critica Enogastronomica: com’è stata questa esperienza e qual è l’insegnamento più prezioso che ti porterai dietro sempre?
Mi sono divertito ad imparare, credo che questo sia un gran bel feedback da darvi. Per essere più preciso, devo dire che è stata bellissima l’atmosfera che si è creata con i compagni di corso con cui siamo rimasti in splendidi rapporti e, oltre a questo, è stato grandioso conoscere persone del calibro di Roberta Schira, grandissima maestra oltre che docente, Paolo Vizzari e Chiara Caprettini su tutti. Indubbiamente, l’insegnamento che mi porterò dietro per un bel po’ è quello che mi ha dato Roberta Schira e che si sintetizza in un acronimo pregno di significato: MIC. Significa Muovi il….insomma, datti una mossa, si è capito, no?
Cosa ti aspetti da questo progetto?
Francamente, mi aspetto che sia il primo di una lunga serie di libri, di lavori trasposti su schermo o su carta. Da quando ho scoperto che amo scrivere, ho anche maturato una necessità biologica di avere lettori, di sapere se sono riuscito a trasmettere le emozioni che mi porto dietro e, perché no, di dare, più o meno velatamente, dei buoni consigli gastronomici.
Viaggi, cucina, scrittura: come nascono queste tue passioni?
Credo che tutto abbia come trait d’union la curiosità che mi guida a voler esplorare posti nuovi, sperimentare tecnica di cucina che ho scoperto da chef conosciuti girovagando, leggere qualsiasi cosa per trarne informazioni. Tutto questo, facilmente, apre la mente e mi aiuta a immaginare scene, anche frammenti di esse, che compongono, nel mio personale processo creativo, i racconti brevi o le storie un tantino più articolate che sto provando ad architettare.
Il libro che vorresti scrivere…
Questa è un’altra domanda difficilissima, perché se penso a libri già esistenti e che avrei voluto scrivere io, beh, ce ne sono a dozzine. Se parliamo di un libro ancora da scrivere, invece, la mia risposta più sincera è: il prossimo. Questo vorrebbe dire che qualcuno avrà creduto in me, che avrò ancora qualcosa da raccontare, insomma, un sacco di cose belle.
Dove ti vedi tra 10 anni?
Davanti allo specchio, disperato dalla calvizie ormai ineluttabile. Poi, ridendo, me ne tornerei a cucinare qualcosa per mio figlio, che nel frattempo sarà un adolescente nel pieno della ribellione, e per quella santa donna di mia moglie, vero motore e aiuto fortissimo per tutte le mie attività.
Mi vedo ancora a Savona, fisicamente, ma, come sempre, con la testa tra le nuvole. O, se avrò vinto alla lotteria, in un bel lodge in Botswana, paese che io e mia moglie riteniamo essere quanto di più simile al Paradiso esista su questo pianeta.
Pregi e difetti che ti riconosci…
Quella sui pregi e i difetti è la parte più difficile, perché riconosco troppi miei difetti e mi disturberebbe vederli elencati tutti assieme (infatti, uno è il fatto di essere permalosissimo). Di sicuro, il difetto che mi ha dato più problemi è l’orgoglio dove credo mi abbiamo marinato da piccolo. Forse un pregio che mi riconosco a fatica è quello di saper ironizzare su qualsiasi argomento, ma ci devo pensare ancora un pochino.
Racconta: una località da visitare, un piatto da assaggiare, una situazione, uno chef da incontrare e intervistare, un libro da portare sempre con sé…
Si capiva dalla risposta di prima come il Botswana sia il mio suggerimento: è un paese incredibile di gente in pace e contraddistinto da una natura pazzesca. Qui, suggerisco anche la situazione da vivere, ossia sorseggiare un gin tonic mangiando dell’ottimo biltong, una carne essiccata che è buona solo lì, mentre il sole colora l’erba della savana con sfumature non descrivibili a parole.
Per quanto riguarda lo Chef, io punto tutto su una mia vecchia conoscenza, con una mano felicissima e un cervello fino che si traducono in piatti e ragionamenti mai banali. Si è spostato dalla Liguria al Piemonte, qualche anno fa e vale la pena senza ombra di dubbio andarlo a trovare, si chiama Flavio Costa e ve lo consiglio fortissimo.
Sul piatto, devo andarci pesante, perché trovarne uno solo da ricordare non è banale: scelgo, allora, “Le 5 Stagionature del Parmigiano” di Bottura. Ero prossimo alle lacrime, anche perché il Parmigiano è per me come le noccioline sono per Super Pippo, solo che cerco di non girare in pigiama rosso e mantello blu per mantenere un decoro.
Il libro da portare sempre nello zaino, invece, è per me una grande fonte di ispirazione quando decido di mettermi ai fornelli. In una codifica eccezionale, si trovano spunti e consigli per abbinamenti interessanti: sto parlando de “La grammatica dei sapori”, a me è piaciuto tantissimo.
Oh, poi se vi va, Penna & Calamaro non ha “fenomenali poteri cosmici”, ma “occupa un minuscolo spazio vitale” (cit.).