Nel Medioevo, e successivamente fino all’Ottocento, nel Regno Unito c’era un’alta concentrazione di lampreda, un pesce di fiume molto apprezzato nell’antichità. Si narra che proprio Enrico I, che regnò in Inghilterra fino al 1135, ne fosse particolarmente ghiotto, tanto da costargli addirittura la morte.
La storia, infatti, ricorda come il re morì, durante una battuta di caccia in Normandia, per avvelenamento da lampreda. Ancora oggi, questo prodotto viene ricordato come “il pesce che uccise il re”.
Ed è così che la storia Inglese si riflette in quella italia ed, in particolare, in quella fiorentina.
L’ Arno, infatti, fino al secolo scorso era ricco di un pesce d’acqua dolce molto prelibato, che veniva consumato durante il Rinascimento dai fiorentini più ricchi. Si chiamava, appunto, lampreda.
I popolani, però, non potevano permettersi di consumarlo e non avevano accesso neanche alle carni più pregiate. Si dovevano accontentare di consumare, perciò, i prodotti di scarto delle carni che venivano macellate; molte di queste parti venivano fatte bollire e vendute poi a buon mercato nelle bancarelle poste lungo le sponde dell’Arno.
In questo modo, era possibile consumare dei pasti ad alto contenuto proteico ma con una spesa minima. Fu così che questo cibo ottenuto dagli scarti animali, fu denominato, con una punta di ironia, Lampredotto, perché conservava nell’aspetto, una volta cotto, una somiglianza con la carne del pesce di acqua dolce.
Da quel momento in poi il lampredotto è entrato a far parte della tradizione culinaria toscana diventando Re indiscusso dello street-food fiorentino.
Se si pensa a Firenze dal punto di vista culinario, infatti, una delle pietanze che salta subito alla mente è il famoso Panino con il Lampredotto!
Servito su banchetti per i vicoli e le piazze di Firenze, un cibo da strada povero ed inebriante: è lui, il famoso panino con il lampredotto, una trippa morbida ed odorosa – per utilizzarlo si utilizza l’abomaso (uno dei quattro stomaci del bovino) – adagiata in una friabile rosetta o michetta (anche chiamata, nel capoluogo toscano, semella o passerina), che si erge, appunto, come uno dei tesori culinari più autentici e caratteristici della cucina toscana.
Mangiare il lampredotto è molto più di una semplice esperienza culinaria: è un vero e proprio rito sociale per i toscani. A Firenze, è possibile trovare le famose bancarelle di lampredotto disseminate per la città, dove ci si riunisce per gustare questa prelibatezza a pranzo o a cena. Degustare il panino con il lampredotto è ormai una tradizione radicata nella vita quotidiana dei fiorentini oltre che, chiaramente, una tappa obbligata per i turisti che si uniscono a questo pasto conviviale per provare l’autenticità della cucina locale.
La preparazione del lampredotto è un processo che richiede pazienza e maestria: dopo essere stato accuratamente pulito, lo stomaco del bovino viene cotto in un brodo ricco di erbe aromatiche e spezie. La lenta cottura permette alla trippa di raggiungere una consistenza morbida e succulenta, in modo da poter essere poi tagliata a fette sottili e condita con un gustoso sugo. Una volta preparato, il lampredotto può essere servito in diversi modi: all’interno di un panino arricchito con una salsa verde a base di prezzemolo, aglio, capperi e acciughe, oppure come parte di un pasto completo con l’aggiunta di salsa piccante.
E qui sta il bello: un condimento particolare che rende ancora più speciale questo panino. Ogni fiorentino, infatti, ha il suo segreto per renderlo irresistibile e unico.
Qualunque condimento si scelga, comunque, il consiglio è quello di accompagnarlo con del buon chianti o una bibita fresca, come una birra artigianale fiorentina.
Buon appetito!