A differenza di quello che solitamente si pensa della cucina giapponese, e cioè che questa sia costituita solo da sushi e piatti a base di pesce, è bene ribadire l’importanza del Wagyū ovvero del manzo.
Quello giapponese è di qualità superiore, un taglio pregiato di carne caratterizzato dalla densità del grasso intramuscolare, visibile nella sezione della carne.
Il manzo giapponese è spesso protagonista delle ricette tradizionali, come lo Shabu shabu e il sukiyaki, che sono i piatti a base di carne più rappresentativi della cucina giapponese tradizionale (washoku).
Lo shabu shabu.
Lo shabu shabu consiste in fettine molto sottili di carne cruda di manzo o maiale, leggermente scottate in una pentola di brodo bollente, dove sono contenute anche verdure, tōfu, shirataki (una sorta di fettuccine), e altri ingredienti.
Le fettine, poi, sono gustate con un intingolo acidulo o una salsa a base di sesamo.
Il sukiyaki.
Considerato un piatto pregiato, il Sukiyaki ha origini antiche. Risale addirittura all’epoca Meiji (1868-1912) e consiste in carne grigliata e poi bollita in un brodo a base di mirin e salsa di soia oppure, come accade in alcuni ristoranti di Tokyo, in una ciotola con all’interno un uovo fresco sbattuto.
Di questa ricetta esistono diverse versioni e scuole di preparazione. Se alcuni, infatti, grigliano la carne prima di bollirla nel brodo (kansai), per altri accade esattamente il contrario (Kantō).
Il manzo giapponese: bontà riconosciuta in tutto il mondo.
Il Wagyū o manzo giapponese è così pregiato e famoso in tutto il mondo, perchè la carne viene allevata per 24 o 30 mesi e trattata con grandissima cura, tanto da risultare tenerissima e davvero gustosa, soprattutto quando viene grigliata. I capi di bestiame vengono nutriti con acqua e mangimi di ottima qualità e la carne viene conservata sottovuoto.
Il suo sapore è dato dall’equilibrio tra gli strati di grasso intramuscolare (sashi) e il muscolo e, accompagnata con la salsa di soia e wasabi, risulta essere una vera e propria delizia per il palato.