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L’Universo degli Yokocho conquista con uno street food giapponese esclusivo

6 Aprile 2023
yokocho | italian-food-academy
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Nostalgico ma caotico: lo yokocho è uno dei luoghi dell’anima antica e goliardica della cucina giapponese, ma anche l’esatta sinestesia del suo carattere culturale più profondo. Traduzione letterale del termine yokocho è “vicolo”, “strada secondaria”; ad oggi però, la parola è arrivata ad indicare non solo le vie più strette, ma tutto il loro corredo di pub izakaya, le tipiche osterie giapponesi dove bere un bicchiere assaporando gli stuzzichini locali. La maggior parte dei ristoranti servono le specialità tipiche della cucina nipponica, ma non mancano barbecue coreani e ristoranti cinesi; ogni piccolo anfratto nascosto tra grattacieli e stazioni, è stipato di gente: i vicoletti strettissimi illuminati da poche lanterne rappresentano un vero e proprio mondo a parte, lontano dalla folla, anche se alcune notti può diventare pazzo e disordinato…
Entrare in uno yokocho significa mangiare e bere stretti l’uno all’altra, con pochi posti e clienti abituali; questi luoghi sono veri e propri tesori per chiunque cerchi di sperimentare il lato meno sterile e più concreto della cultura giapponese. Scorgerli è tanto facile quanto non scontato: si possono ravvisare camminando in prossimità dei grossi snodi ferroviari e spesso sotto i binari stessi del treno. Il fumo delle sigarette si mescola a quello del carbone delle griglie: gli yokocho sono i riempimenti nostalgici dell’ultramoderna urbanizzazione, il punto d’intersezione dove mangiare e viaggiare si compenetrano fino a far svanire ogni linea di confine.

Un’esperienza immersiva semplice ma impenetrabile

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Una volta seduti, l’accoglienza vedrà la recezione di un oshibori, un asciugamano per lavare le mani, freddo e sigillato nella plastica o consegnato caldo; probabilmente subito dopo verrà servito un piccolo antipasto, o otoshi, per il quale ci sarà un piccolo sovrapprezzo. Spesso il menù è scritto a mano su fogli affissi alle pareti del ristorante e non in inglese, specialmente negli yokocho frequentati maggiormente dalle persone locali rispetto ai turisti. In questi ambienti è bene non aspettarsi cocktail innovativi; le scelte sono gli standard giapponesi: birra alla spina, sake giapponese, lo shochu, che, tipicamente più forte del sake, è distillato da patate dolci, orzo o riso, e infine il chuhai, che sarebbe shochu aromatizzato e acido. Nonostante si respiri una forte tradizione, di recente, questi distretti stanno vivendo una sorta di boom e i clienti dei famosi pub yokocho non sono più signori di mezza età e anziani: i giovani e le donne sono ormai uno spettacolo comune.

3 suggestivi Yokocho selezionati a Tokyo

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  1. Ameya Yokocho 

A pochi passi dal centro di Tokyo, nei pressi della stazione di Ueno (quartiere celebre per i giardini di ciliegio dove vi sono circa ottomila esemplari!) lungo una strada molto stretta, è situato il mercato Ameya Yokocho, letteralmente vicolo del negozio di caramelle. Ame sta anche per America: molti prodotti americani erano disponibili in questa strada quando era sede di un mercato nero negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Attualmente Ameyoko è occupata da negozi di pesce, vestiti, fiori, frutta, gioielli e, a differenza di altri mercati, qui la merce viene spesso venduta a prezzo abbastanza basso. Inoltre, mentre da una parte gli oggetti di valore o di marca hanno un prezzo fisso e controllato, dall’altra, per tanti altri articoli vale una dinamica piuttosto bizzarra: è bene sapere che, se il prezzo del tonno viene annunciato con una voce storpiata, allora significa che è trattabile; inoltre, verso sera è ovviamente più facile ottenere sconti sui prodotti freschi. Dai negozi, su ambedue i lati della strada si sentono urla del tipo “Solo 1000 yen!”. Sembra che 1000 yen sia la parola chiave, ma in realtà numerosi prodotti sono molto più costosi; la strategia infatti è quella di motivare le persone ad entrare nei negozi per poi portarle a comprare cose più costose. Durante il periodo di Capodanno il mercato cambia completamente; da tutto il Giappone arrivano sino a cinquecentomila persone al giorno per comprare il cibo per le feste, venduto anche a dieci volte il suo prezzo. Molti dei negozi di vestiti o di altro genere chiudono e affittano gli spazi a venditori di generi alimentari; la coloratissima via è talmente affollata che ci si impiegano anche abbondanti quarti d’ora per percorrerla…

  1. Ebisu Yokocho
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Una piccola porta scorrevole colorata separa la Tokyo underground da questo vivace vicolo dove si può respirare il vecchio Giappone: grazie ai suoi bar alla moda, ai buoni ristoranti e allo shopping, Ebisu Yokocho è considerato uno dei luoghi più desiderabili in cui vivere tra la gente del posto. Ebisu Yokocho è nata dal tentativo di portare una ventata di freschezza ad una vecchia galleria commerciale, è così è effettivamente stato. Il più particolare dei minuscoli bar/ristoranti della zona, si chiama Nikuzushi che si traduce in “sushi di carne”, ed è esattamente quello che servono.  

  1. Omoide Yokocho
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Omoide Yokocho è un luogo nostalgico che sopravvive in una città sempre più proiettata verso il futuro. La bellezza di questo posto, infatti, risiede nelle lanterne di carta appese nei vicoli, nell’aria fumosa e nei resti di tempi passati. Questo yokocho immensamente fotogenico, viene spesso indicato come “Memory Lane“: l’appellativo deriva dalla volontà di conservare la memoria di un devastante incendio del 1999 che rase completamente al suolo il territorio e dalla susseguente ricostruzione dello stesso, poco a poco.

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Il Corso Pasta & Street Food giapponese di Italian Food Academy

Da un po’ di tempo, i piatti dello street food giapponese hanno iniziato a spopolare anche in Italia. In particolare, se in Giappone lo street food è appannaggio per lo più di chioschi e bancarelle, in Italia a proporlo sono i ristorantini di cucina casalinga giapponese che abbinano gli street food ad altre altre specialità gastronomiche più conosciute, oppure addirittura ristoranti di alta cucina dove è possibile trovare varianti gourmet. Il Corso di Pasta & Street Food giapponese di Italian Food Academy propone un programma completo che rispetta le tradizioni e le usanze della cultura nipponica: il corso insegna a preparare da zero la pasta in stile orientale e gli innumerevoli piatti di street food giapponese, rivolgendosi sia a professionisti che intendono approfondire tecniche e conoscenze finalizzate a sviluppare maggiore competenze, ma anche a chi svolge attività di gestione e promozione di eventi legati al settore “international food” e a fooders, studenti o semplicemente appassionati  che abbiano il desiderio di approfondire la vera e tradizionale arte culinaria giapponese.
Sei incuriosito da questa realtà? Prenota un colloquio conoscitivo con Italian Food Academy e lasciati condurre in questo Universo parallelo!

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L’eccellenza da oggi conviene di più

Grazie al Bonus Chef puoi ottenere un credito fino ad un massimo di 6.000 euro per le spese sostenute nel 2021 e 2022 per la tua formazione professionale.  

Dal 27 febbraio 2023 sarà possibile presentare domanda al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per il Bonus Chef.

CHE COS’É?

Il Bonus Chef 2023 consiste in un credito d’imposta del 40% (fino ad un massimo di 6.000 euro) riconosciuto sulle spese legate al settore della ristorazione a favore dei soggetti esercenti l’attività di cuoco professionista presso alberghi e ristoranti.

PER OTTENERE IL BONUS:

– bisogna aver sostenuto, tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022, una o più delle spese ritenute ammissibili al beneficio

– si deve essere residenti o stabiliti del territorio dello Stato;

– i soggetti richiedenti devono essere nel pieno godimento dei diritti civili.

LE SPESE AMMISSIBILI:

– Acquisto di beni strumentali durevoli (macchinari di classe energetica elevata per la conservazione, la lavorazione, la trasformazione e la cottura dei prodotti alimentari, strumenti e attrezzature professionali per la ristorazione)

– Partecipazione a corsi di aggiornamento professionale.

COME FUNZIONA IL BONUS CHEF 2023

Il credito del 40% è utilizzabile in compensazione mediante F24, che andrà presentato all’Agenzia delle Entrate. Il credito è esente da IRPEF e IRAP. 

È possibile, inoltre, la cessione del credito con il trasferimento dell’agevolazione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari. 

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